domenica 11 ottobre 2009

Leave behind?

don't panic!!! da cin@|photography.
Ho più controllo di quanto credessi. Avrei il totale controllo se solo non incombesse ogni sera o mattina che sia, lo spettro indiscutibile di una dedizione al crollare, allo sputare sangue, al limitare se stessi, al credersi o sentirsi nullità vagante manchevole sempre, in ogni luogo e tempo comunque. Questa è una gran giornata a Stoccolma. Vantiamoci almeno tutti quanti di ammettere la realizzazione di un obiettivo poche volte messo in discussione ma decisamente instabile in sicurezza e premeditazione. Il resoconto di una settimana è infatti positivo quanto basta: pomeriggi intensi trascorsi ad astenersi non da seriali televisivi (qui danno addirittura le repliche di True Blood in inglese), ma bensì da tranquillità e silenzi ingrossatisi; autodelucidazioni su varie sperimentazioni culinarie; una conoscenza extra-ordinaria con probabile infatuazione (somaticamente svedese al minimo), disidratazione post-birre e visionarie esibizioni in locali a dir poco somiglianti a quelli californiani, nonostante la patina avvolgente le ancora miti ultime serate italiane sia uscita di scena da un pezzo. Provvederò riavvolgendo il nastro "Hello, Control". Raccapezzandomi in parti del tutto invariate, smaltisco così i postumi di più incontri in uno stesso insieme gentili e accoglienti, interrogandomi non troppo di frequente sui presupposti inesistenti di un soggiorno appena cominciato con il piede giustissimo, compensato da una mancanza di scopi concreti, ma per chi, infondo, così indispensabili? Sì, il nome di qualcuno forse potrei farlo, anche se non propriamente reso vivido nel suo essere mai rivelato, quanto più mia soppesata rappresentazione elitaria. Qui almeno non si respira l'aria pesante che, escludendo l'ultimo anno e mezzo di vita, caratterizzava una riviera ormai prigione di eredi. Poche le letture e gli studi musicali per questo paio di giorni mentalmente impegnati da un binomio di intenti, in un harem dall'elevate escursione termica; io fuori ieri sera, ci sudavo con questo freddo. Osserverò gli sviluppi di tale situazione, sorpreso, compiaciuto ed emozionato da messaggi in lingua straniera, sfogando i rigurgiti, assopiti in quegli attimi, solo durante alcuni "intervalli", esattamente come prima, con l'augurio che essi vadano esaurendosi con l'adattamento. In riproduzione un girotondo di sguardi contati intorno a un fuoco acceso (appartenente a "Good Arrows"), ma non smetterò mai di dire, proprio riguardo ciò, che il migliore album dei Tunng è il primo: orchestrazioni ai cereali, chitarre morbide, innesti da ricostruzione o quant'altro; è assolutamente questo l'alone mensile, proseguendo per colorazioni del tutto opache e grigie.


Music by: Tunng
Photo by: cin@|photography

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