lunedì 19 ottobre 2009

21 grams of void, more and less.

21 Grams da missy & the universe.
Ho risolto il rebus della vita. Essa non si cambia, essa si migliora o si peggiora. Letteralmente. I serial killer non mutano la loro natura guarendo dalle proprie insanità, semplicemente fanno ciò per cui sono propensi, seguendo la propria natura, l'indole che li ha spinti a tanto e che li spingerà ancora, sempre secondo un sistema fisso fatto di più e di meno, di equilibrio, di scompensi e sovraccarichi. Non so ancora chi lo abbia ideato, se un dio egoista controimmagine di altrettanti miliardi di individualisti, ma so che c'è e che agisce su tutti noi, valendo da coincidenza, probabilità, caso, fortuna, sfortuna. E le nostre scelte ne smuovono i tempi d'ordine, ne alimentano la funzione, intensificando il trasporto anche dei minimi e relativi eventi. Un brutto incidente, la gioia smisurata per una vincita o per la realizzazione di un fatto inaspettato, insperato, l'appesantirsi di certe malattie e la morte prematura: vi possono sembrare tutte conseguenze di singole scelte? E se queste si protraessero oltre, lo pensereste ancora? La risposta fa riflettere sull'arrendevolezza di cui gode l'uomo a sua insaputa, il quale si sente libero di decidere per gli altri e per se stesso su questioni macroscopiche per poi ritrovarsi a formulare svariati "se avessi" e "se fossi". Tutte le scemenze del carpe diem, dell'acchiappare il momento unico, irripetibile, unica via d'accesso alla vera felicità, nient'altro che i nomi, le definizioni di alcune delle possibili e singolari prospettive portate dalla logica, optate da un dio, è la stessa cosa. Il respiro di qualcuno poi potrebbe essere sincronizzato con quello di qualcun'altro, certo, ma solo e sempre rifacendosi a quella spinta egoistica sopracitata, tendenza asessuale, biologica a mio avviso. Perché la vita continua; con queste condanne, ma continua. Il nome di mia figlia lo sceglierò in base a tutto ciò, dando retta a quel che mi ha plasmato nel corso degli anni, senza che lei ne possa volere uno, desiderarne un altro, perché, chi lo ha scelto per lei? Il burattinaio, lui che è venerato e pregato per motivazioni ancora una volta riservate ai peccatori e agli scontenti della propria vita che non tentano di suicidarsi, lui che altrimenti è popolare sotto il nome di "destino" e spaventa e minaccia le vite di tutti. Perché se così inteso, cosa che il vecchio Kierkegaard non approverebbe, le scappatoie dirette al piacere, quello finto, si sprecano a due ed entrambe fallimentari. Allora è davvero Dio? Per la risposta è richiesta l'autoconferma, è necessario sapersi e sentirsi realmente convinti? Non conosco e non so, quindi al momento predico l'ipotesi precedente. Non voglio convincere nessuno, mi è bastato autoconvincermi con la prova del nove che tanto assomiglia a un'accettazione della verità: io prima avevo e ora vivo col vuoto, la mancanza, pieno di desideri appropriati dalla perfezione mai testata; sono l'aggregazione e la dispersione che mi hanno equilibrato, e l'artefice di queste evoluzioni neutre non può essere una semplice scusa da poter incolpare ad ogni sventura, da dover ringraziare ad ogni successo.


Music by: Fink
Photo by: Missy & The Universe

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