sabato 31 ottobre 2009

Mommy can i go out to kill tonight?

http://img692.imageshack.us/img692/7155/dsc0587.jpg
C'è chi ha bisogno di festività per sentirsi un giorno più spaventoso rispetto al resto dell'anno e chi no. Questi ultimi vivono con il presentimento, perturbati ad ogni attimo e ad ogni gatto incrociato all'angolo, tragugiando vizi e manie mica da poco se si contano le merendine ingoiate (e quelle non digerite) alla fine della giornata. Ora, di questi tempi moderni, i mascherati sono soliti quella notte bussare alle porte, recitare domande che già presuppongono ad un'unica e solita risposta, intagliare zucche a scopi ornamentali. Essi sono soliti conciarsi nemmeno fosse Carnevale, lasciarsi cariare denti e gengive per qualche ora considerando tale resa temporanea un gesto di insensatezza da non ripetere. Come spiegare loro che di certe visioni, musiche e letture il mondo è pieno anche nei residui (agli occhi di questi) trecentosessantaquattro giorni? Servirebbe un lavaggio del cervello, o comunque un lungo processo curativo o infettivo (dipende dai punti di vista) per riuscire nell'intento, ma la ricetta quì pronta, in quattro e quattr'otto preparata, vuole essere un semplice invito, visto per gelidi risvegli e lucidità perse, divorate da un'angoscia implacabile a "suggerimenti" disintegrati. Vuole essere una condanna bella e buona, un sunto del sopracitato lavaggio di cervello improponibile così poco distanti da celebrazioni e uscite fuori porta solo un pò più macabre. Quindi bando alle ciance e si cominci con l'argomento primo, quello di ambito musicale con le proposte che, mai sole, sono sempre accompagnate da suggestioni raccapriccianti che bruciano quanto marcate a fuoco nei pensieri desti di uomini stabili all'apparenza ma inquilini di uno specificato senso d'incombenza su se stessi. Esorcismi impraticati, bagni di sangue, occulte presenze e trapianti non propriamente riconosciuti sono le immagini portate a galla dai beneamati Paper Chase, incubi materializzatisi realtà in catastrofi riempite di musiche orchestrali che, stonate, aleggiano di gotico fra schiamazzi vampireschi e archetipi cantati continuativamente. Stessi motivi, salubri per l'atmosfera strettamente narcisa e biologica, pervadono i testi delle sorelle Ghost Bees, spettrali nel nome e nel suono monolitico, costruito su di un intreccio di corde e mandolini stridenti ma persuasivi, immobilizzanti. La playlist potrebbe continuare in (deviate) direzioni: una, quella della poesia aggressiva e medievale che rinvia ad una sola sigla ahimè inscindibile (MCR); un'altra, rivolta alla scelleratezza meno onirica, più cruda, fredda e pungente di mente Mac Blackout (proseguendo sugli orizzonti nuovi e appena solcati di Slim Twig); e ancora sfilando e pogando sugli incauti ritmi di Jay Reatard, su quelli più tenebrosi (e hardcore) dei Misfits, concludendo con lo scherno indirettamente pronunciato e interpretato da Hatcham Social e Horrors. Il secondo campo, impossibile da non nominare quando si trattano certi argomenti, è quello della cinematografia, sempre più estrosa forma di rappresentazione di racconti da caminetto. La visione del giorno, su illustre consiglio, è stata "Il Mistero Di Sleepy Hollow" di Tim Burton, in cui streghe e scenari decadenti avvolti da una fitta caligine sinistra la fanno da padrona, farcendo i risvolti intricati dalle soluzioni prevedibili di cadaveri maleodoranti e scimitarre sguainate. Le altre raccomandazioni, decisamente più affettive, riguardano i sempre cari "The Others" di Amenábar e "The Shining" del maestro Kubrick: differenti trasposizioni cinematografiche, entrambe di mio gusto (e ai vertici delle preferenze) perché ambedue basate sulla considerazione fondamentale dell'edificio in sé come causa radicata del male. Con quest'ultimo sbalorditivo concetto il collegamento alle eccellenti letture, che rientrano nel terzo ed ultimo ambito, di E. A. Poe è immediato: narrazioni curanti fino al minimo dettaglio dell'introspezione di protagonisti immersi in paesaggi vibranti, effettivi ma di dati resi vacui da apporti puramente al di là di ogni collocazione geografico-temporale, sfiorando l'ignoto. Non solo impressionano ma avvincono anche, catturando l'attenzione di un lettore avventuroso e coraggioso quanto basta.

Con la speranza di invogliare qualcuno a non abbandonare tali premesse non mi dilungo oltre. Ognuno si goda la propria serata di Halloween, sia essa vissuta da protagonisti o da mere pedine di operazioni commerciali.


Music by: The Paper Chase, MCR, Ghost Bees, Misfits, Jay Reatard, Mac Blackout
Photo by: celagiochiamoacarte?

giovedì 22 ottobre 2009

Put your hands on me.


Avere amici musicisti è una di quelle informazioni da render note per prime durante una presentazione, quando anche minimamente si avverte il proprio ego gonfiarsi a dismisura, che questi siano i Crookers o meno. Ma dirlo dei Crookers penso sia pari a sentirlo, più facile da sopportare, meno difficile da sostenere, evitate le minacce di maschere arroganti e snob che di tutto fanno meno di permettere entrate nei backstage e contatti umani che, li sciolgono ai supereroi? Perché in tutta sincerità l'ingenuo e nuovo disco di Bot e Phra può meritare, in termini di qualità, gli stessi identici apprezzamenti del vecchio di un mese disco dei BB, solo che le risate aumentano e la tentazione di riprodurlo è viva e ancora calda quando le circostanze, estremamente dancehall (e quindi parties, costumi e mojito a manetta), si propongono e ripropongono, per quanto? Nel senso, per quanto ancora? Sono ormai quattro anni che prima s'intravedeva (con M.I.A.) e ora si conferma (con Major Lazer e i qui presenti) questo come il futuro della musica, un futuro sempre più prossimo per diffusione su grande scala ma che sembra poter promettere e comportare minori doveri di catagolazione, insomma, per un genere ballato in discoteca e trasmesso in radio perché no. Sì le due cose possono sposarsi finchè questi due mi fanno piacere la reggaeton. 'Put Your Hands On Me' è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere nel mezzo di una pista affollata e sudata, e personalmente anche se la sentissi dal di fuori del più ordinario e sputtanato, per frequentazioni da parte di studenti in vacanze di pasqua, dei locali della riviera ligure, a minuto 1.03, la ondeggerei con balzi alternati a mani alzate. Per il resto, sembra che l'iter musicale intrapreso da ragazzini sia oggi arrivato ad una sua omogeneità senza tralasciare nulla: dall'hip hop dei tempi di Dargen D'Amico ('Suoni Da Deephouse', 'Bermi Un Gin Tonic Col Naso', in breve il "Mixtape" del duemilasei) a quella di Kid Cudi (non so ancora chi sia il sopravvissuto a 'Day 'N' Nigth'), passando per le bravate a me tanto care (i remix, leggendari quelli di 'The Salmon Dance' e 'Thunderstruck'), concludendo con la produzione di una svariata serie di Ep che poco preannunciavano quest'ultimo e netto... convincimento? Ritorno alle origini? Non so, ma una cosa del genere ci assomiglia. Ciò che importa è l'essere rimasti con i piedi per terra. Sì, il telefono squillerà più spesso e le mail si accumuleranno per collaborazioni scottanti ma pur sempre da capogiro per chi, umiltà e sorriso, non li ha mai persi.


Music by: Crookers
Photo by: Eros Turannos

lunedì 19 ottobre 2009

21 grams of void, more and less.

21 Grams da missy & the universe.
Ho risolto il rebus della vita. Essa non si cambia, essa si migliora o si peggiora. Letteralmente. I serial killer non mutano la loro natura guarendo dalle proprie insanità, semplicemente fanno ciò per cui sono propensi, seguendo la propria natura, l'indole che li ha spinti a tanto e che li spingerà ancora, sempre secondo un sistema fisso fatto di più e di meno, di equilibrio, di scompensi e sovraccarichi. Non so ancora chi lo abbia ideato, se un dio egoista controimmagine di altrettanti miliardi di individualisti, ma so che c'è e che agisce su tutti noi, valendo da coincidenza, probabilità, caso, fortuna, sfortuna. E le nostre scelte ne smuovono i tempi d'ordine, ne alimentano la funzione, intensificando il trasporto anche dei minimi e relativi eventi. Un brutto incidente, la gioia smisurata per una vincita o per la realizzazione di un fatto inaspettato, insperato, l'appesantirsi di certe malattie e la morte prematura: vi possono sembrare tutte conseguenze di singole scelte? E se queste si protraessero oltre, lo pensereste ancora? La risposta fa riflettere sull'arrendevolezza di cui gode l'uomo a sua insaputa, il quale si sente libero di decidere per gli altri e per se stesso su questioni macroscopiche per poi ritrovarsi a formulare svariati "se avessi" e "se fossi". Tutte le scemenze del carpe diem, dell'acchiappare il momento unico, irripetibile, unica via d'accesso alla vera felicità, nient'altro che i nomi, le definizioni di alcune delle possibili e singolari prospettive portate dalla logica, optate da un dio, è la stessa cosa. Il respiro di qualcuno poi potrebbe essere sincronizzato con quello di qualcun'altro, certo, ma solo e sempre rifacendosi a quella spinta egoistica sopracitata, tendenza asessuale, biologica a mio avviso. Perché la vita continua; con queste condanne, ma continua. Il nome di mia figlia lo sceglierò in base a tutto ciò, dando retta a quel che mi ha plasmato nel corso degli anni, senza che lei ne possa volere uno, desiderarne un altro, perché, chi lo ha scelto per lei? Il burattinaio, lui che è venerato e pregato per motivazioni ancora una volta riservate ai peccatori e agli scontenti della propria vita che non tentano di suicidarsi, lui che altrimenti è popolare sotto il nome di "destino" e spaventa e minaccia le vite di tutti. Perché se così inteso, cosa che il vecchio Kierkegaard non approverebbe, le scappatoie dirette al piacere, quello finto, si sprecano a due ed entrambe fallimentari. Allora è davvero Dio? Per la risposta è richiesta l'autoconferma, è necessario sapersi e sentirsi realmente convinti? Non conosco e non so, quindi al momento predico l'ipotesi precedente. Non voglio convincere nessuno, mi è bastato autoconvincermi con la prova del nove che tanto assomiglia a un'accettazione della verità: io prima avevo e ora vivo col vuoto, la mancanza, pieno di desideri appropriati dalla perfezione mai testata; sono l'aggregazione e la dispersione che mi hanno equilibrato, e l'artefice di queste evoluzioni neutre non può essere una semplice scusa da poter incolpare ad ogni sventura, da dover ringraziare ad ogni successo.


Music by: Fink
Photo by: Missy & The Universe

domenica 18 ottobre 2009

Easy leisure our lives.

http://i33.tinypic.com/v5v9sw.jpg
Questo ragazzo sarebbe da incontrare. Nell'arco di un mese, con due autentiche collezioni vintage e dalla placida leggerezza cosmica, rasenta non schemi d'arte dream pop da tenere chiusi nel cassetto per il resto di ogni letargo lungo fino alla vecchiaia, da rispolverare solo ed eslcusivamente durante le stagioni estive di ogni ammaccata annata. Durante le quindici pepite, glicine ovunque, e si può sentire la frescura delle sette di sera sulla spiaggia, e si può vedere il pastello colorare paesaggi balearici che, in (scarsa) qualità di suoni e in eletta quantità di suoni, supera anche compimenti e complementi svedesi che dire preziosi è dire poco: progetti nuovi di capi non alle prime armi, Fontän; barbabietole coltivate in riva al mare a mò di bagniasciuga direttamente dai neo-avveduti Lake Heartbeat; gioielli, anch'essi in serie e numerati, dal valore inestimabile targato jj. Sì, lo dovevo ammettere. Si è rimboccato le maniche di una camicia immagino sgualcita e, dagli USA, ha sorpassato musicisti che sono esemplari europei per gli avvezzi e i sapienti del genere. Il come so che è contenuto qui dentro e lo raccomando di sospensione e violazione a futuri castighi, magari anche coniugali, non solo paternali. Perché si è ancora troppo giovani per fare la fine che si deve fare. Perché c'è il mare, anche con i vestiti indosso e le visioni di noi stessi dai volti trasfigurati che tanto dannano l'animo e alimentano di complessi i nostri serbatoi vuoti di sicurezze. Certezze, ascoltandolo è come se ne avessi e non, in uno stato di pausa prolungata in cui tutto è calmo, piatto ed etereo, quasi spirituale in un palcoscenico naturale di auree supine e lievitanti, libere di muoversi e volare in qualsiasi direzione senza recinzione o divieti prestabiliti. Nessuna dedica speciale se non all'amore generalizzato di una riviera febbrile, gremita di saponette, tavole da surf e intelligenze addormentate profumate al crepuscolo unico per colori e delirii soffocati in lacrime per via di un'atmosfera rarefatta, la più sopportabile. Mi sta ipnotizzando a incalcolabili livelli entropici di smarrimento da condizione, sento lo stomaco che al terzo giro dal via ne risente. Congedo il tutto avanzando un ultimo attimo di divertimento al passatempo di questo dio non sessista, traghettatore di anime involontarie, primo, assoluto e inequivocabile in questa sua scogliera.


Music by: Washed Out
Photo by: Ernest Green (maybe)

venerdì 16 ottobre 2009

Declaration of dependence.

He and His shadow da Sandra_R.
La scuola era una discarica abusiva di idee poco immacolate, di rivendicazioni, di cospirazioni, della quale io facevo parte. Questa musica per fortuna esula da tutto ciò, suonando come il vento che solca e increspa quel poco le acque consistenti che paiono presenti e mute all'osservanza di leggi elaborate e delle loro potenziali sovversioni. La leggerezza di un viso stupito in foto; ecco ciò che servirebbe. Ecco ciò che mancherebbe. Perché la formula per loro mai è cambiata, mentre giunge per me alitando ancora secondo temperature miti ma di una freschezza unica, impareggiabile pure al nord. Così una serie di chiavi ne apre una di lucchetti, il Sole scende per un nuovo appuntamento chiamato Inverno, le persone, poche, ammirano e commentano lo spettacolo adiacente con parole di lingue diverse, mai le stesse seppur simili e somiglianti. Ma il mio vago pensiero, dopo queste adatte constatazioni, paradossalmente si dirige e fa ritorno a quella foto, di mia mano anche se sprovvisto di conoscenza e perciò di angolazioni da poter sfruttare e di tecnica, in quel sogno che così esperienziale si colora ancora nei minimi particolari di lentiggini e di occhi non azzurri ma blu come quello stesso mare. Sembra che il mio mondo, con questi accordi di sottofondo ('Mrs Cold'), non conosca malattia, sia fatto solamente di sorrisi condivisi in pomeriggi liberi e consista soltanto in un momento: questo, quello che vivevo ieri, immaginato oggi insieme a te, mai realizzato. Sono parole poco costruite perché semplici descrivono una realtà fatta su misura, ispirata da cicatrici che ieri erano poesie ('24-25') e non bruciavano, ma venivano scritte in solitaria, sotto l'ammirazione generale di chi, singolo o in coppia, capitava lì per caso e, colpito, cambiava i suoi programmi o forse la musica lo faceva per lui. Si ascoltava ('Boat Behind') ma soprattutto si osservava ('My Ship Isn't Pretty'), mentre la mente disegnava il resto, così succintamente reso perché troppa la vastità di questa creazione, perché ci vorrebbe arte che sento solo di poter sfiorare incautamente. Per molti è un finale passabile per idee consumate a non far niente, a vivere essenzialmente e in verità, lontani da ciò che accade al di là di quell'orizzonte. Per me invece, è la parata iniziale in una spiaggia vuota, riempita di storie flessibili, per questa volta, per una volta, decise per intero dai protagonisti con l'aiuto spontaneo di una compagna speciale. La mia storia dura due giorni e forse ogni qual volta risuonerà quest'indomabile riflesso in cui galleggia uno sguardo sorpreso con l'attenzione a me rivolta, con la complicità mai provata che d'un tratto sovviene ed emoziona almeno quanto nella realtà.


Music by: Kings Of Convenience
Photo by: Sandra R.

lunedì 12 ottobre 2009

Said the spider to the fly.

http://www.daemonstv.com/wp-content/uploads/2008/10/dexter_304_0107.jpg
In bilico tra la forma e la vita. Me lo hai dimostrato tu. Mi hai segnato, mi hai fatto trasudare, mi hai cambiato e ora mi hai fatto crescere. La vita è un compromesso ma il sollievo raggiunto ad un traguardo insperato è massimo, assoluto. Ci saranno altre crisi, ma nessuna potrà mai mettere a rischio un equilibrio così guadagnato come questo. Poco tempo fa odiavo certe risposte sputate fuori da una bocca forsennata, alcune esposizioni, diverse confidenze troppo ardite, mentre ora, non solo rivedo tutto quanto come un duro lavoro, ma godo anche del possesso di tale, enorme disposizione. Una chiusura ermetica, esagerata sulla pelle di chi veniva da ossequi adolescenziali, accuse e rimorsi incandescenti, seguita da uno scompenso di contrattazioni irrinunciabili al genere umano, sino a concludere la difficile ascesa concedendosi a tratti, con l'odio per se stessi e la vittoria, la presa di coscienza subito dietro. Perciò, si dia inizio alle danze, sventolino le bandiere e suoni quella musica tanto trionfale, il nuovo Dexter si è scoperto di volta in volta ed ora è arrivato, mai così calmo ed emozionato. Il sottoscritto uguale. Quella nostra è stata una catena di passaggi tutti da studiare, una fatica eroicamente portata a termine. Il rapporto fra il vero e la finzione, impossibile rinunciare a l'uno o all'altro, si deve per forza vivere secondo patti stipulati per tenere a bada gli altri, le iene pronte a svezzare buone usanze di distanza, e noi stessi, lupi terrorizzanti e terrorizzati. Nessuno si accorge di quanto valga questo ingresso, diverso da tutti gli altri per le emozioni provate, che si leggono sul viso, un tempo malamente interpretate oggi spontanee, nemmeno poi paurose. L'accettazione è solo il primo passo di una svolta conclusiva meno amara, di un riconoscimento e un'identificazione nella parte precedentemente recitata; i termini perdono i significati iniziali e assumono valenze neutre ma indossate in prima persona. O meglio:

"Essere un fratello. Avere un amico. Avere una moglie, una famiglia. Fiona, lo desiderava a tal punto da inventarselo, da interpretare lei tutte le parti. Ma, se si interpreta una parte a lungo, se ci s'impegna davvero, diventerà mai reale? Io potrei diventare reale?"

"Molti attori lavorano duramente nell'oscurità, senza mai affrontare le luci della ribalta. Ma se affini la tua arte, se lavori con diligenza, puoi ritrovarti ad interpretare il ruolo della tua vita."

(Dexter Morgan)

Music by: The Paper Chase
Photo by: Daemon's TV

domenica 11 ottobre 2009

Leave behind?

don't panic!!! da cin@|photography.
Ho più controllo di quanto credessi. Avrei il totale controllo se solo non incombesse ogni sera o mattina che sia, lo spettro indiscutibile di una dedizione al crollare, allo sputare sangue, al limitare se stessi, al credersi o sentirsi nullità vagante manchevole sempre, in ogni luogo e tempo comunque. Questa è una gran giornata a Stoccolma. Vantiamoci almeno tutti quanti di ammettere la realizzazione di un obiettivo poche volte messo in discussione ma decisamente instabile in sicurezza e premeditazione. Il resoconto di una settimana è infatti positivo quanto basta: pomeriggi intensi trascorsi ad astenersi non da seriali televisivi (qui danno addirittura le repliche di True Blood in inglese), ma bensì da tranquillità e silenzi ingrossatisi; autodelucidazioni su varie sperimentazioni culinarie; una conoscenza extra-ordinaria con probabile infatuazione (somaticamente svedese al minimo), disidratazione post-birre e visionarie esibizioni in locali a dir poco somiglianti a quelli californiani, nonostante la patina avvolgente le ancora miti ultime serate italiane sia uscita di scena da un pezzo. Provvederò riavvolgendo il nastro "Hello, Control". Raccapezzandomi in parti del tutto invariate, smaltisco così i postumi di più incontri in uno stesso insieme gentili e accoglienti, interrogandomi non troppo di frequente sui presupposti inesistenti di un soggiorno appena cominciato con il piede giustissimo, compensato da una mancanza di scopi concreti, ma per chi, infondo, così indispensabili? Sì, il nome di qualcuno forse potrei farlo, anche se non propriamente reso vivido nel suo essere mai rivelato, quanto più mia soppesata rappresentazione elitaria. Qui almeno non si respira l'aria pesante che, escludendo l'ultimo anno e mezzo di vita, caratterizzava una riviera ormai prigione di eredi. Poche le letture e gli studi musicali per questo paio di giorni mentalmente impegnati da un binomio di intenti, in un harem dall'elevate escursione termica; io fuori ieri sera, ci sudavo con questo freddo. Osserverò gli sviluppi di tale situazione, sorpreso, compiaciuto ed emozionato da messaggi in lingua straniera, sfogando i rigurgiti, assopiti in quegli attimi, solo durante alcuni "intervalli", esattamente come prima, con l'augurio che essi vadano esaurendosi con l'adattamento. In riproduzione un girotondo di sguardi contati intorno a un fuoco acceso (appartenente a "Good Arrows"), ma non smetterò mai di dire, proprio riguardo ciò, che il migliore album dei Tunng è il primo: orchestrazioni ai cereali, chitarre morbide, innesti da ricostruzione o quant'altro; è assolutamente questo l'alone mensile, proseguendo per colorazioni del tutto opache e grigie.


Music by: Tunng
Photo by: cin@|photography

Fall in love with you hurts me.

si mischia tutto con il caos che genera caos e azzera le certezze : da VL -.
Dovrei trovargli l'appellativo giusto a all'intimidazione subita ogni qual volta un viso come questo tenta e riesce ad ammaliarmi, facendomi suo schiavo senza ricompense, senza alcun tipo né forma di appagamento pronto da riceversi come poche volte in precedenza, come nei sogni, atipici, sinottici di eventi e trame ma tattili quanto realtà. Questo schema si dilunga e si ripete affiancato da un'altro tipo di attuazione (vedi notte scorsa e sovrastante ricalco), rafforzato da quell'insieme di ritorni perturbanti chiamati coincidenze o destino certe volte, alle quali non so ancora se credere o meno; il mio sembra essere infatti un tentavio continuato, una ricerca interminabile, un insieme di scelte da dover prendere per poi cascarci ancora e un'ultima volta, arrendendomi a ciò che fa male e non riesco a evitare. Gli occhi angelici trattengono perfidia, le guance morbide e riposate non premettono il dolore causato dal desiderio negato di un contatto, le labbra serrano un urlo; l'osservazione di una realtà idealizzata ed enucleata, senza identificazione altrui. Dal nulla o dal debole e solleticato interesse per una persona esteticamente e psico-virtualmente da scoprire è sbocciata, causa unica l'immagine incazzata presente fra lettere in giallo e in bianco, una dipendenza naturale al rifiuto mai direttamente esercitato, colto in rituali immaginari, dato da microespressioni facciali del tutto soggettive, che portano a chiedersi quale sia il tono della tua voce, a richiedere la tua assonnata attenzione nella mezzanotte di ieri sera, ad amare il tuo nome prima poco considerato. Sempre più mi riconosco maniaco, spione ineluttabile di suggerimenti carnali quando queste circostanze si susseguono dandomi da vivere in fondo, altrimenti preda di una tramonto prematuro. Col dubbio di non aver reso abbastanza l'idea a te degna, mia inarrivabile musa ispiratrice, esprimo in pochi termini il succo di un'impossibilità a condividere pari sentimento: la distanza è come se non fosse mai abbastanza. Guardando il tuo volto è come se mi squadrassi dall'alto e mi giudicassi per quello che sono, facendoti ribrezzo. La mia visione è pertanto distorta e arretrata, contraria probabilmente ad una realtà della quale poco mi importa per precauzione, inespressa ma valida già come sentenza. Presto o tardi liberarsi dai tuoi servigi sarà possibile, ma non da quello generale che mi condanna; per il momento mi limito a dedicarti queste accorte e spero ben accette parole.


Music by: Julie Doiron
Photo by: VL

domenica 4 ottobre 2009

Finally out! "Power" by Boys Noize.

hardcore (me and my dog) da .sinapsi..
Non sarebbero stati prolungati ancora per molto gli ascolti infastiditi di una versione promozionale rilasciata con lo scopo unico di ridurre a una fame esagerata di nuovi e agitati beats. Ora ne si può godere l'ascolto, identico al primo estrapolato fra le previews di juno tre anni fa, con la totale certezza, accumulata via anticipazioni niente male ('Starter/Jeffer' per prime, 'Kontact Me' come apertura di leggendarie sessioni, e 'Waves/Death Suite', signora collaborazione con Erol Alkan), con la medesima convinzione di trovarsi davanti a un perfezionista del genere. Al perfezionista del genere in termini del tutto personali. Un lp come "Power" dimostra quanto una piccola schiera di artisti facenti parte di una scena in condizioni di espansione massime (anche in termini di contaminazione buone e cattive, s'intende), sia ancora rimasta mirabilmente legata alle radici (techno) senza particolari cessioni di influenze proprie in cambio di un video su Mtv. Altre generazioni? No. Il folletto canadese, pur provenendo da un background musicale vario e diversificato, ci era riuscito ugualmente (con 'You Gonna Want Me'), e oggi si ripropone con questa ideazione del tutto fuori dalla norma, remixando 'Black & Blue' dei Miike Snow come nessuno sarebbe stato in grado di fare. Boys Noize uguale: reperisce avanzi di vecchi pezzi di elettronica, (oggi) li suona puliti e assembla il tutto come se fosse musica da ballare per decerebrati mentali. Questo sospirato trattamento, perché di una lunga ed elaborata lavorazione si tratta, include inoltre esperimenti inediti, con tanto di composizione acquariologica ('Nerve') e una marcia percussionistica che inconfondibile ha atmosfere di una spedizione spaziale ('Trooper'), prestiti a basso tasso d'interesse (sentire Djedjotronic e Strip Steve), e una calotta cosmica da riparo a missili e bombardamenti di dati input mica salubri. Meno spettinato, più ordinato e maturo è il nuovo, o ultimo perché non rivoluzionato, suono di Alex Ridha. C'è questo nuovo (capo)lavoro, sessanta minuti da poter scaricare gratuiti sul suo blog (per comprendere quanto ormai abbia imparato a mixare bene), e un giro del mondo appena annunciato a dir poco imperdibile con tappa italiana in novembre. Sottofondo roboante che fa l'effetto di un disinfettante ed è introduzione epocale al potenziale finalmente distribuito.


Music by: Boys Noize, Tiga
Photo by: sinapsi

venerdì 2 ottobre 2009

Stessa formula magica: "A Dustland Fairytale" by The Killers.

http://i35.tinypic.com/fk2zpz.png
Una giornata trascorsa a riassaporare il gusto classico di opere passate e nuove, fatta di saluti veloci e di cariche onorifiche è una giornata intensa. Sfiorato da suggerimenti impersonali ma soprattutto carezzato da un'enfasi ben distinguibile dalle altre, se considerati i contorni di in una portata mai occupata nel solo centro, la decisione è stata quella per un riepilogo, svoltosi liberamente sotto gli occhi di tutti, atto al ritrovamento puramente sensibile di una certa formula, definita magica in qualche intervento di quelli tatuati sulla pelle (vecchia e sostituita), che nell'"evolversi", anno per anno, mai ha perso in efficacia. Tutto è stato inaspettato e di conseguenza irripetibile con questa e con altre formazioni. L'incongruenza fra risonanze, che non si risolve con qualche discussione di troppo, porterebbe alla morte questo discorso, la mia opinione e molto probabilmente i Killers stessi; ma il mio non manca di essere un tentativo indiretto perché non elaborato, uno speciale resconto, tributo, del quale mi sento unico e assoluto incaricato, volto a una difesa del tutto immeritata e ad una celebrazione invisa a un numero incalcolabile di "ascoltatori" o magari di passanti. Insomma, per scelte artistiche, estetiche, ma mai musicali, la critica indirizzata a questi primi personali pigmalioni è risultata sempre soffocabile con scarsi risultati. Il culmine, temporaneo, di tale approccio pregiudiziale e infuriato è stato raggiunto con il terzo full-length caduto catatonico per una maggioranza di commentatori ormai radiofonici, che per un paio di singoli dalla certa verve firmata Thin White Duke aka Jacques Lu Cont, lanciati escludendo cavalcate texane o depistaggi primordiali, subito è stato impiegato quale arma a vantaggio di recensori incalliti, portando alla totale indifferenza e perdita di emozioni nel caso di un rapimento autentico. Infatti, fra 'A Dustland Fairytale' e questi dell'anti-occasioni non so quanto attrito possa esserci e sinceramente, ritornando nauseabondi su certi dogmi accessori, non mi spiego proprio l'impossibilità a un coinvolgimento del tutto evidente, musicale, naturale e oltre. Imbruttita, ciascuna creazione di queste origina immagini vaghe e scorrevoli l'una dopo l'altra, dalle tinte accese e dai profili indefiniti; ma anche senza proiezioni, in totale libertà, nessuno istiga all'assaggio; solo la prova e l'occasione al tempo stesso.

Music by: The Killers
Photo by: Zenog