sabato 27 febbraio 2010

There is love in you.

http://img705.imageshack.us/img705/4776/hebdenreid.jpg
Per poter intonare, ballare e godersi l'ultima creazione di Kieran Hebden non è necessario masticarla a lungo quanto ho fatto io. Avrei potuto scriverne e rilasciarne il gusto e le risonanze libere addirittura durante il corso della sua prima riproduzione, bendato da un solo occhio (od orecchio) poiché già preparato da una 'Love Cry' di due mesi prima, surriscaldata abbastanza da volerne sentire il missaggio col resto, ma ho perso l'attimo, quindi mi riparo dietro una scusa non propriamente concreta e definita avente come protagonista il susseguirsi di tempi morti e l'aumentare della pigrizia a corrergli subito dietro. Arriva perciò solo adesso il momento di questo disco, che è il risultato o l'equazione fra la facilità di ascolto e l'incomprensibilità di composizione: opera di maghi. Sprigiona colori, visioni di danze private, di lap dance in versione illustrata e animata, sprigiona echi ed eliche risonanti tutto intorno a loro ('Reversing'); che diavoleria, che laboratorio di brevità fatte suoni scoppiettanti, crescenti di volta in volta a riempire uno spazio che altrimenti starebbe vuoto, probabilmente sospeso, perché, con tutta franchezza, pare che il portento britannico assembli musiche come se si trattasse di lego giocattolo, a caso ma con una compostezza e una precisione impeccabile, ricercata, infallibile se l'intento è di colpire e mettere a terra. Da sdraiati risulta infatti più agevole sognare e seguire le vibrazioni soniche che da informazioni prendono forma e diventano caramelle, senza escludere le tortuosità di un sogno, sempre poco vigili così da rimanere sorpresi e appagati il doppio ad ogni rivelazione. E in questo concentrato extrappetitoso, di rivelazioni ce ne sono tante, alte quanto vette, oltre alle già citate. Sprecherò buone parole chissà da chi contate, lasciandomi accarezzare troppo ed emozionare oltremodo anche questa volta? Come lo si potrebbe permettere di fronte a tanta proporzione e giustezza? Qui il capolavoro (sfiorato) si esaurisce sancendo la fine del sonno e pure della veglia. Come al solito il ricordo non più vivido del viaggio appena terminato è solo brandelli, poco si può scavare nella memoria seppur il segno da qualche parte, lecitamente inciso, risieda. Four Tet scrive altre nove tavole nello spazio aperto e con una penna di quelle invisibili.


Muisc by: Four Tet
Photo by: IHousephilly

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