venerdì 5 febbraio 2010

LA X.

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In tutto questo tempo ho avuto il piacere di emozionarmi e addirittura di commuovermi alcune volte, cosa che nella "realtà" non dico esuli per presunzione ma sicuramente per mancanza di cause. Ebbene coll'inizio del sesto ed ultimo periodo, che vale un finale già dal primo momento, quella che non era proprio una sistematicità (anch'io, nonostante le indecisioni, riuscivo e riesco a preferire) s'è innescata naturale dentro, con la forza di certe immagini ad imprimere sulla sensibilità. La sensibilità e l'affezione, sembrano essere proprio loro le accompagnatrici di quest'ultimo viaggio che non merita aggettivi ossequiosi pronunciati da coloro contro cui io m'indegno, senza nulla togliere alle interrogazioni che magari prima facevano anche bene. Ciò che rimane è infatti talmente prezioso da non essere sprecato con la messa in discussione del suo valore solo per la chiarificazione o meno di certe situazioni: chi ha capito bene, chi vuole ricamare le sue teorie lo continui a fare sentendosi meno ammiratore di chi invece rimane silenzioso ad accogliere tutta questa magnificenza. Detto questo, passare al succo è una letizia. Il parallelo, da sempre il vero preferito, si apre e procede sino alla fine catturando la più totale attenzione mai dedicata. Star sdraiati ad osservarne le scene non è solo toccante, ma è come se esse riguardassero un pubblico diventato ormai partecipe di certe relazioni, di certi sguardi che si leggono e s'indovinano, e l'indovinarli è un qualcosa di incredibilmente vero, perché il tremore è vero e reale, e si accompagna a lacrime di complicità. Il parallelo non ha letteralmente tempo eppure tali sguardi e tali incontri sono gli stessi, rafforzati se vogliamo. Basta con poco accorgersi della condizione e delle posizioni per migrare dalla subitanea e presunta simulazione verso un nuovo ordine di rapporti che impressiona, perché è storia nuova, perché è "come sarebbero andate le cose se", perché il destino fa il suo corso anche senza l'isola. Se poi il tutto è accompagnato da un nuovo tema musicale pensato e studiato come sintesi d'insieme dei più struggenti, l'effetto di queste immagini almeno triplica. L'ascolti, rievochi questa e tutte le altre, piangendole. Intanto, nessuno manca e ognuno è conferma, che essa sia espressa latentemente o poeticamente resa in un dialogo come questo, per cui i ruoli non sembrano e non sono più gli stessi, per cui tutto ci si aspetta tranne che una tale indulgenza, come se i mali e ciò di appreso laggiù, in qualche modo esistiti, si lasciassero alle spalle e si cominciasse da capo una nuova conoscenza, magari con l'aiuto, perché niente è irreversibile. Una premessa tanto bella non diminuirà la fiducia per un seguito suo pari, perciò il conto alla rovescia riprende colla smania placata dalla durata di un contraccolpo ancora in atto.

Music by: Michael Giacchino
Photo by: ABC

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