domenica 13 settembre 2009

Too overage. September is now, September has value.

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Benvenuto. Nella prigione di ordinazioni sincroniche la follia è dilagata. Ora il vuoto apparente di una calma piatta regna in attesa di ricostruzioni insensate quanto prima, gassose e mutabili, in attesa di trasferimenti evidenti, oltre a questo naturalmente. L'indirizzo è lo stesso, anche se come da correzione è il Mar Baltico a bagnarne le coste. Giudizi auto-reclamati insomma, difficilmente databili, con le sufficienti vibrazioni che ne possono derivare da ascolti perpetuati, liberi e meno ingannevoli. Fremo dalla voglia di scrivere interpretando l'alone mensile di questo mese, grigio e annuvolato, irriconoscibile almeno quanto "Immolate Yourself'' da Gennaio a questa parte, irresistibile perché abbandonato dal freddo intervallo di quei giorni fino ad oggi, o ieri, con l'aria condizionata a 4, le ventole al massimo e un contorno di presagio avvolto intorno a monti e cavalcavia dissidente dall'andar via, proprio perché appena arrivato. La prova di questa rivitalizzazione è proprio il mancato riconoscimento di 'Stay Away From Being Maybe', arcobaleno di suoni compiacenti dopo una tempesta travisata in insipidezza, che agguanta la conferma di un punto d'ascolto collocato al di là del tempo comune di sosta dal mio non-"è quello che fanno tutti". Quel contorno bianco poi, a Settembre, fa anche tendenza, e nel mio caso colpisce meno con pugni negli occhi.

La finzione è quel che in parte è stato, come oggi ella si rivela in eroi decaduti, romanzi trasformi, greggi iperrealistici, come per un anno questa ha accompagnato facendo trasalire dissidi interiori per una lotta scolastico-sociale terminata senza vincitori né vinti in un nudo di convinzioni. Un tempo adattato catino di risonanze intermediarie, oggi mela di asserzioni fotografiche più convinte e mature. Sei già leggero, sarai un confortante impegno distraente da televisioni e da uscite prescritte alternate a tifi italo-americani. Un album di guadagnato e nuovi biscotti, indigesti per quello che sarà un lungo inverno.

Hej.


Music by: Telefon Tel Aviv
Photo by:
Cammy Lou Who

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