mercoledì 18 novembre 2009

Evribadi needs somebody.

http://inni4ka.files.wordpress.com/2010/01/dogville.jpg
Quando mi dichiaro alle persone come mosso da una significativa istanza puramente individualista, queste indietreggiano e nell'arco di pochi secondi, elaborando, smettono di giudicarmi per poi riprendere a farlo questa volta accogliendo la mia confessione come una minaccia dalla quale prendere precauzioni. E quasi lo fanno di nascosto, silenziosi come animali (a volte sbraitando come cani), allontanando la mia mancanza di solidarietà agli angoli per non infettarsi, loro al centro di una stanza metallica coincidente con la mia. Colpevoli alla pari, sprovvisti di una consapevolezza avanzata, disconosciuta nei casi di massima e ostentata devozione al collettivismo, migrano altrove, verso campi abbastanza grandi per accoglierli tutti, dove alle effusioni alterneranno il baratto di soppiatto o quello comprensivo di gesti grossolani e parole poco gradevoli, in una farsa di attenzioni e sentenze inattendibili. Ma gli sviluppi dimostrano come anche in una piccola comunità di quindici persone, l'egoismo sia la prima, e forse l'unica, esigenza umana, indichiarata allo scopo di sostentare quell'usurato giudizio che esce un pò dalle bocche di tutti. L'egoismo vince, inevitabilmente, in ogni caso: rinchiuderlo quale bisogno costituzionale, dandosi in vendita al primo passante, mitigherebbe di astinenza quella che poi erutterebbe come un'urgenza omicida, o, anche peggio, come un suicidio se d'implosione senza fine si tratta. Non serve essere familiari, vestirsi da amici, farsi passare per fratelli acquisiti; quest'irrefrenabile macchia latente investe sempre, paragonabile ad un istinto animale solo un po più ponderato e iniquamente anticipato da parole e servigi che valgono la qualifica di "civile" per chi si sforza quotidianamente di mantenere un proprio ruolo sociale, accreditatogli da un sistema malfunzionante e obeso di bugie. Molto più semplice risulta l'accettazione, motivo basilare per la corretta riuscita di una convivenza (perché da solo non mi responsabilizzo a tal punto da non ritenere quest'ultima indispensabile), degenerata nella pellicola in discussione proprio a causa dell'incapacità dimostrata nell'accogliere un dono, nel riceverlo quale messia, compromettendo di fatto una salvezza che, anche secondo la mia immaginazione pre-conclusiva, avrebbe avuto del clamoroso. Così, trucidata la speranza, nessuno sarà risparmiato, alcuna forma di insegnamento verrà trasmessa, e ad ognuno spetteranno le conseguenze delle proprie azioni, ad esclusione di un cane, metafora spalancata per molteplici interpretazioni (dalla sua sopravvivenza al suo nome). L'orribile fotografia di un atteggiamento per nulla incline alla versatilità, da sempre parallelo al mondo solamente fatto di istinti e procacciamento, uso e disuso, corteggiamento e abbandono. Lontano da una totalità, la mia onestà si consuma ancor prima di aver incontrato altre micce, di conseguenza, utopisticamente, ignoro come potrebbe essere l'atteggiamento umano secondo la mia alternativa. Tutti hanno bisogno di qualcuno, l'importante è capirne il proposito.

Music by: Blank Dogs
Photo by: killmenow

Nessun commento:

Posta un commento