venerdì 6 novembre 2009

Balding generation (Losing hair as we lose hope).

Under the sea.. da Black Linoleum.
Vedere, leggere e ascoltare la fantascienza certo non aiuta chi vive in questo mondo. Là fuori infatti una dimensione come questa finirebbe ridotta a piccoli cumuli di macerie, e non è come vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, non è come scendere a compromessi per piccoli e istantanei piaceri da consumare fra cause legali e versamenti bancari. La musica, in questo contesto, e dunque l'arte in generale assume ogni giorno quel carattere temporaneo e quella funzione liberatrice che pio Schopenhauer andava raccomandando quale "breve incantesimo", capace di distogliere l'attenzione umana dalla realtà così preistorica a confronto, nemmeno minimamente paragonabile all'effimero filmato, di immagini e sottofondi assortito, che si riproduce in tutta la sua durata mediante un caleidoscopio di idee personali. Tornare con i piedi per terra, a tenersi in equilibrio fra la vita e la forma: questo è il nostro compito di tutti i giorni. Le opere diventano così tentazioni, illusioni, fino a quando qualcuno, qualcuno non ci finisce dentro, per poi intrappolarsi nella propria spirale ideale che fa l'effetto di sabbie mobili. Mi domando se esistono ancora gli alienati, o se a questo mondo tutti si fingono strani indossando emerite parrucche e abiti dalle taglie sbagliate. L'evasione in tal caso dovrebbe essere legalizzata, l'estasi infinitizzata, l'utopia cancellata, per un universo impossibile dove scorrerebbe allora liberamente questa musica galattica, con tanto di cure Ludovico e balde generazioni (non calve). Servirebbe un formato fatto su misura per ognuno e secondo me si eliminerebbero anche le avversioni; improvvisare le relazioni per affinità sarebbe poi lo spirito, non costrittivo, che spingerebbe questi uomini così tutti visionari a "socializzare", dando origine a comunioni spontanee, amori leggeri e funerali realmente celebrativi. Fantasticare su tali assurdità è compito da non abbandonare nemmeno per un minuto se l'estraneità si vuole mantenere, l'unica via da imboccare è infatti quella della persistenza, esasperata fino a plasmare la totalità a proprio piacimento, in modo da vivere reltà distorte alternative a facili e offuscate prime scelte fatte di abbandoni e schiavitù irreversibili. Con ciascuna di queste tecniche la reazione, placebo o meno, è assicurata, dopo sta all'individuo scegliere: concedersi semplicemente oppure estinguersi, osservarsi dall'interno guardandosi vivere. Ecco i veri disadattati.


Music by: Epic45, Moderat,
Port-Royal
Photo by: Black Linoleum

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