martedì 8 dicembre 2009

My girls.

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Non credevo che una presunta indifferenza potesse trasformarsi in incausato interesse e viceversa. Nessuno sarà geloso, perché chi la confusione vuol portare finirà per prendere in giro sé stesso senza alcun ricavo ad eccezione del tentato assalto ad una personalità piuttosto convinta delle proprie emozioni, pertanto si proceda con l'analisi del fenomeno prima d'ora mai nemmeno supposto dal sottoscritto. Ignoravo i connotati estetici (o forse appena li intravedevo) di una dea che traspare oro dai capelli, tutto focalizzato sulle incredibili e delicate doti canore che non si riflettono, ma che sono un tutt'uno di perfezione e grazia; un angelo immacolato, bianco senza macchie di ribellione, quasi uscissero soli "sì" dalle sue labbra, estremità di un condotto per il quale scorrono armonie concilianti e dalle quali paiono esalarsi baci senza direzione. Il giusto e introvabile riscontro per cui il compromesso va a farsi fottere, lo sciroppo che oltre a fare bene è anche buono, l'eccezione perché doppione di una chiave che sembrava essere l'unica in grado di aprire la porta del mio cuore seguendo il tracciato di un amore puramente materno, precedentemente unicamente percorso da una intoccabile del "genere". Per i più curiosi di tale categoria posso ammettere che il suo sguardo non uccide mai, portandomi a riconoscere la sua apparenza realtà, quasi si trattasse del più desiderabile essere ultraterreno. Dunque solo merito per un incontro che ha dell'incredibile, che matura il suo segno ancora adesso, affermandosi quale saldo ricordo per il resto del tempo. Il brutto salto nel vuoto è invece un altro, quello che ha tutte le effettive sembianze di un rifiuto in piena regola, dell'umiliazione delle umiliazioni, che mi prende dal paradiso e mi sbatte giù all'inferno in una baleno che nemmeno me ne accorgo, l'insuccesso, l'inadeguatezza fattasi evento. D'altronde chi si aspettava che costei potesse essere l'addetta alla mortificazione altrui? Io no di certo. Perché nonostane l'espressione furbesca e quell'insieme di lineamente così arcigno, dalle melodiche compostezze dei suoi brani, sobri e altrettanto timidi, in nessun caso mi sarei immaginato una situazione del genere, tanto sconveniente quanto deludente. Per molto ho rimuginato sul reale motivo di quest'accesa noncuranza, trovando solamente due possibili spiegazioni: una, la più favorevole ma anche la più credibile, risiede nella venerabile dose di esagerata insicurezza pronunciata da una artista che possiede nuovamente del carattere umano, senza oltremodo dilagare in assicurati recinti esclusivi ai soli beneficiati (o ingiustamente encomiati); l'altra, più cruda da digerire e similmente esempio di contingenze ogni giorno ripetibili nel mondo, riporta la mia attuale smania di conoscenza alla putrida e troppo poco malmenata sfera dimora del divo (termine suggeritomi ultimamente da qualcuno, estremamente adatto alla corrispondenza in questione). Per quanti riscontri possa aver avuto, non si tratta di una differenza di matrice (danese-svedese), ma di un'inconciliabile diversità fra modi d'essere. Pertanto, irrisolto il dubbio, tocca a me decidere quale conclusione tirare; e siccome naufragare nell'incertezza, seppur ricorrente, non è il mio forte, credo di aver già dato un corretto disegno a questo duplice e opposto avvicinamento.


Music by: The Raveonettes, Taken By Trees
Photo by: Jacob Langvad

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